Post by CingarA me quest'idea dell'intercomprensione non ha mai convinto molto.
certo va preso "cum grano salis" e messo insieme a qualche modo di
valutare (preferibilmente in modo quantitativo) le similarita'
lessicali, fonetiche e grammaticali.
Pensavo ad analogie con il concetto di specie in biologia, dove c'e' la
questione della interfertilita' (vecchia e facile da vedere), la moderna
genetica o la "banale" morfologia (per un fossile si puo' usare solo
quella e a volte le classificazioni dei paleontologi non coincidono con
quella degli zoologi o botanici che lavorano sul vivente) ... e c'e'
anche la convergenza (pesci ittiosauri e cetacei si assomigliano ma non
sono imparentati).
Post by CingarPuò avere una certa utilità empirica per un antropologo che deve
raccapezzarsi nell'incredibile varietà linguistica dell'Amazzonia o della
Nuova Caledonia ma, applicata alla situazione linguistica delle aree dove
Ho sentito parlare di misure di intercomprensione in quei contesti, ma
anche per i dialetti d'Italia nel documento che accompagna la carta del
Pellegrini (e che riflette una situazione di una Italia contadina con
paesi molto piu' isolati di adesso ... e forse anche parlanti meno
"sgamati" di quelli odierni a riconoscere una parlata "straniera")
Post by Cingaresistono o sono esistiti grandi entità imperiali, il concetto è privo di
senso.
Beh qui entra quel fenomeno a-biologico proprio delle lingue che cita
anche il Cavalli Sforza, ossia le interazioni culturali ...
sostanzialmente una specie di "ereditarieta' dei caratteri acquisiti"
Post by Cingarimpegno: dovremmo dunque dire che francese, italiano, spagnolo, ecc. sono
tutti "dialetti" di un ipotetica lingua detta "romanzo"?
Era proprio quello che volevo evitare.
Mettiamo da parte completamente la distinzione "sociologizzante" tra
lingua e dialetto basata sull'avere una bandiera, una flotta o anche un
alfabeto o una letteratura ... se usassimo quella la proverbiale Nuova
Guinea, o le lingue amerindie, o quelle bantu sarebbero tutti dialetti.
Volevo affermare che se si ritiene che francese, italiano, spagnolo,
catalano sono lingue, o che sardo e friulano o romancio sono lingue,
anche il "toscano", il "lombardo occidentale" e il "lombardo orientale"
sono lingue (che hanno avuto evoluzioni autonome dal latino, non che
siano "versioni degradate dell'italiano").
Mentre forse bresciano e bergamasco sono varianti del "lombardo
orientale", o sicuramente il bergamasco di Martinengo e quello di Romano
(a pochi km ma che mi dicono essere assai diversi) sono varianti del
bergamasco. Varianti = dialetti
Era un po' di tempo (sono le riflessioni da metropolitana) p.es. che
riflettevo sulla apparente minor regolarita' delle desinenze
dell'infinito in milanese rispetto all'italiano o al latino.
Poi ieri sera ho dato un'occhiata alla grammatica del Nicoli e mi sono
reso conto che c'e' sotto in realta' una regolarita' che mostra la
derivazione separata e autonoma dal latino
In latino c'erano 4 coniugazioni : I in -are, II in -ere e lunga, III in
-ere e breve, IV in -ire.
In italiano si sono ridotte a tre (-are -ere -ire) con la coalescenza
della II e della III latina, piu' le note variazioni (-ponere->-porre,
-ducere->-durre, -trahere->-trarre)
In milanese si sono mantenute le 4 coniugazioni : I in -a', II in -e',
IV in -i' ... e III in consonante (scrivere scrif, piovere pioeuf,
cuocere coeus) piu' le varianti (ponn du' tra').
Altri casi di divergenza che saltano all'occhio. L'italiano ha la stessa
forma per l'indicativo II persona plurale e l'imperativo II persona
plurale (parliamo !), il milanese no (parlom e parlemm !).
Oppure ancora il milanese ha la negazione posposta (va no, va minga).
Post by CingarPost by Giovanni Drogo[....]
Devo dire che questo meccanismo mi ha sempre affascinato pur non
comprendendolo.
Nessuno lo comprende al 100%, perché la deriva linguistica avviene troppo
lentamente per poterne avere un'esperienza diretta significativa.
Beh anche la speciazione biologica, l'orogenesi in geologia,
l'evoluzione stellare o la formazione delle galassie (per non parlare
della cosmologia) avvengono lentamente, ma cio' non impedisce che si
possano modellarle, o misurarle (in astrofisica p.es. e' comune misurare
il tempo che un oggetto sta in una data fase dalla frequenza relativa di
oggetti di quel tipo che si osservano, assumendo una sequenza evolutiva)
Post by CingarPost by Giovanni DrogoCio' che non capisco e' perche' a un certo punto
qualcuno (una singola persona, l'equivalente della mutazione di un
singolo locus su un cromosoma) debba decidere di variare una pronuncia o
un uso in modo spontaneo
Be', sarai stato anche tu adolescente, no? Anche tu, come tutti, avrai un
Credo di essere nato e rimasto un vecchio-bambino :-)
Post by CingarÈ il famoso "linguaggio dei giovani", di cui puntualmente ogni anno si
stupiscono i rotocalchi tipo Panorama o Espresso, sentendo l'irrefrenabile
Sinceramente speravo in una spiegazione piu' seria e soprattutto
"quantitativa".
Posso capire i fenomeni per cui mi dicono il francese del Quebec sia
piu' arcaico di quello di Francia (isolamento - anche se non e' chiaro
perche' vi siano state velocita' evolutive diverse e non semplicemente
una divergenza - ma cose analoghe capitano in biologia), o quelli per
cui putacaso le lingue romanze derivate dal latino abbiano ...
divergiuto ? diverso ? divertito ? in base al substrato delle
preesistenti lingue locali.
Cosi' pure i fenomeni di interazioni e prestiti tra lingue adiacenti o
imposte (colonizzazioni, imperi, lingue liturgiche). Questi fenomeni
saranno tanto piu' importanti oggi con la grande facilita' di
comunicazione e telecomunicazione.
Ma perche' e come a un certo punto c'e' stato il vowel shift degli
inglesi, o la Lautverschiebung dei tedeschi (entrambe cose di cui ho
sempre sentito dire ma di cui non so praticamente nulla), o la
variazione del francese che una volta si parlava come si scrive (mentre
l'italiano non e' variato), o i mutamenti fonetici e soprattutto
grammaticali (abbandono dei casi o della forma passiva senza ausiliare)
tra latino e lingue romanze.
Come puo' una variazione uscita fuori un giorno dal tignone di uno
Zavargna qualsiasi essere stata applicata con regolarita' a tutti i casi
simili ed essere stata accettata da altri ed essersi propagata
(soprattutto questo, considerando il maggior isolamento degli
insediamenti di un tempo).
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