Nicola Nobili
2003-11-29 12:11:55 UTC
E sia il filone degli aggettivi di relazione in russo!
Orbene, io mi avvarrò della trattazione della "A Comprehensive Russian
Grammar" di Terence Wade (Blackwell, Oxford GB e Cambridge USA, 1992), a mio
avviso la migliore in commercio, sebbene non mi piaccia il termine che
utilizza per riferirsi ad essi, "Possessive adjectives" (che fa pensare a
"moj", "tvoj", etc., sebbene in russo vengano spesso definiti "pronomi").
In italiano, generalmente, vengono chiamati "aggettivi di relazione",
perché esprimono la relazione con un determinato sostantivo. In altre
parole, mentre "bello", "brutto", "caldo" e "freddo" si possono riferire a
qualsiasi cosa, un aggettivo come волчий (volc^ij), "del lupo", non può che
riferirsi ad un referente ben preciso. Si noti che spesso non esiste un
equivalente italiano univoco per questi aggettivi, si deve ricorrere a una
perifrasi.
Partiamo dal titolo di un famoso (e grandioso) romanzo di Bulgákov,
"Cuore di cane". L'originale recita:
(1) Собачье сердце.
Dove l'aggettivo è chiaramente derivato da "собака" ("cane"), ed al
neutro. Si noti però che la desinenza del neutro NON è -oe o -ee come siamo
abituati. Per quale ragione?
Orbene, una categoria di aggettivi di relazione ha le
desinenze -ij, -ja, -e per i tre generi, -i per il plurale (unigenere).
Tutti gli altri casi sono equivalenti alle desinenze aggettivali deboli. Si
noti che, se la consonante finale della radice è "dura" (k, g, ch, etc.) si
ha l'alternanza consonantica, come al solito. Si noti in questi casi la
presenza di un segno dolce:
(2) волчья "del lupo", "lupino" al genere femminile.
Però occorre ricordare che il maschile singolare al nominatico ne è
privo. Si tratta dell'unica eccezione. Per completezza, riporto le forme di
nominativo e genitivo singolare ai tre generi:
(3) волчий, волчья, волчье (nominativi)
(4) волчьего, волчьей, волчьего (genitivi).
Insomma, la questione è complicata. Tuttavia, l'unica eccezione è il
nominativo singolare maschile, e quindi si rischia poco, statisticamente.
Questa tipologia di aggettivi di relazione si applica ad un gran numero
di animali, ma non solo: aggettivi come "divino/di Dio" o "del cacciatore"
rientrano nella casistica.
Essitono altre tipologie di aggettivi di relazione. Per esempio, ci si
può avvalere del suffisso -ин (-in), tipico di moltissimi cognomi russi
("Pus^kin" significa "del cannone"):
(5) мамин "della mamma" (NON "materno", che sarebbe aggettivo non di
relazione)
Facciamo un esempio di frasetta:
(6) ты знаешь, где мамин журнал? (sai dov'è la rivista della mamma?)
Questo gruppo ha le desinenze degli aggettivi FORTI, eccetto al
nominativo, che invece è:
(7) мамин, мамина, мамино, мамины (per i tre genere ed il plurale)
Appartengono, tipologicamente e per quanto concerne le desinenze, a
questo gruppo anche gli aggettivi formati coi sufficci -нин (-nin)
oppure -ов (-ov):
(8) дедов (del nonno)
(9) сестрин (della sorella)
Si noti che, nel caso (8), è possibile una certa confusione col genitivo
plurale, vista l'identicità della forma. È proprio questo l'altro grande
caso che ha originato i cognomi russi, assieme al (5). Queste due tipologie
si applicano spesso a nomi di persone: gradi di parentela, nomi di persona,
etc., ma non solo.
Gli aggettivi di relazione, in genere, possono sovrapporsi ad altre
costruzioni, per esempio un genitivo del sostantivo in questione. In questi
casi, nel russo contemporaneo, l'aggettivo di relazione tende ad essere piú
colloquiale del genitivo. In ogni caso, la costruzione col genitivo è SEMPRE
corretta, quindi non è un problema per uno straniero che sia incerto sul
suffisso da utilizzare (io stesso aggiro l'ostacolo spesso e volentieri).
Infine, due parole sulla forma breve dell'aggettivo: di norma non si
usa. Da un punto di vista morfologico, come vedete, sarebbe impossibile
abbreviare desinenze del nominativo che sono già brevi, e da un punto di
vista logico, non è ammissibile: la forma breve indica una qualità
TEMPORANEA, passeggera, mentre l'aggettivo di relazione implica una
relazione IMPRESCINDIBILE, visto che allude ad una caratteristica intrinseca
della natura del sostantivo cui si riferisce. In altre parole, "Mario è
malato" consente due forme, quella breve se è malato adesso (ma guarirà),
quella lunga se è sempre malato, se è affetto da un qualche male cronico;
"cuore di cane", invece, non permette che la forma lunga: come può un cuore
di cane cambiare mai natura, essere "di cane" soltanto momentaneamente, per
poi diventare di qualcos'altro?
Spero che la breve trattazione sia chiara, attendo commenti e/o
richieste di approfondimenti.
Saluti,
Nicola
--
Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt
difficilia (Seneca).
[it, en, ru, es, (fr, pt, la, zh, ar)]
Orbene, io mi avvarrò della trattazione della "A Comprehensive Russian
Grammar" di Terence Wade (Blackwell, Oxford GB e Cambridge USA, 1992), a mio
avviso la migliore in commercio, sebbene non mi piaccia il termine che
utilizza per riferirsi ad essi, "Possessive adjectives" (che fa pensare a
"moj", "tvoj", etc., sebbene in russo vengano spesso definiti "pronomi").
In italiano, generalmente, vengono chiamati "aggettivi di relazione",
perché esprimono la relazione con un determinato sostantivo. In altre
parole, mentre "bello", "brutto", "caldo" e "freddo" si possono riferire a
qualsiasi cosa, un aggettivo come волчий (volc^ij), "del lupo", non può che
riferirsi ad un referente ben preciso. Si noti che spesso non esiste un
equivalente italiano univoco per questi aggettivi, si deve ricorrere a una
perifrasi.
Partiamo dal titolo di un famoso (e grandioso) romanzo di Bulgákov,
"Cuore di cane". L'originale recita:
(1) Собачье сердце.
Dove l'aggettivo è chiaramente derivato da "собака" ("cane"), ed al
neutro. Si noti però che la desinenza del neutro NON è -oe o -ee come siamo
abituati. Per quale ragione?
Orbene, una categoria di aggettivi di relazione ha le
desinenze -ij, -ja, -e per i tre generi, -i per il plurale (unigenere).
Tutti gli altri casi sono equivalenti alle desinenze aggettivali deboli. Si
noti che, se la consonante finale della radice è "dura" (k, g, ch, etc.) si
ha l'alternanza consonantica, come al solito. Si noti in questi casi la
presenza di un segno dolce:
(2) волчья "del lupo", "lupino" al genere femminile.
Però occorre ricordare che il maschile singolare al nominatico ne è
privo. Si tratta dell'unica eccezione. Per completezza, riporto le forme di
nominativo e genitivo singolare ai tre generi:
(3) волчий, волчья, волчье (nominativi)
(4) волчьего, волчьей, волчьего (genitivi).
Insomma, la questione è complicata. Tuttavia, l'unica eccezione è il
nominativo singolare maschile, e quindi si rischia poco, statisticamente.
Questa tipologia di aggettivi di relazione si applica ad un gran numero
di animali, ma non solo: aggettivi come "divino/di Dio" o "del cacciatore"
rientrano nella casistica.
Essitono altre tipologie di aggettivi di relazione. Per esempio, ci si
può avvalere del suffisso -ин (-in), tipico di moltissimi cognomi russi
("Pus^kin" significa "del cannone"):
(5) мамин "della mamma" (NON "materno", che sarebbe aggettivo non di
relazione)
Facciamo un esempio di frasetta:
(6) ты знаешь, где мамин журнал? (sai dov'è la rivista della mamma?)
Questo gruppo ha le desinenze degli aggettivi FORTI, eccetto al
nominativo, che invece è:
(7) мамин, мамина, мамино, мамины (per i tre genere ed il plurale)
Appartengono, tipologicamente e per quanto concerne le desinenze, a
questo gruppo anche gli aggettivi formati coi sufficci -нин (-nin)
oppure -ов (-ov):
(8) дедов (del nonno)
(9) сестрин (della sorella)
Si noti che, nel caso (8), è possibile una certa confusione col genitivo
plurale, vista l'identicità della forma. È proprio questo l'altro grande
caso che ha originato i cognomi russi, assieme al (5). Queste due tipologie
si applicano spesso a nomi di persone: gradi di parentela, nomi di persona,
etc., ma non solo.
Gli aggettivi di relazione, in genere, possono sovrapporsi ad altre
costruzioni, per esempio un genitivo del sostantivo in questione. In questi
casi, nel russo contemporaneo, l'aggettivo di relazione tende ad essere piú
colloquiale del genitivo. In ogni caso, la costruzione col genitivo è SEMPRE
corretta, quindi non è un problema per uno straniero che sia incerto sul
suffisso da utilizzare (io stesso aggiro l'ostacolo spesso e volentieri).
Infine, due parole sulla forma breve dell'aggettivo: di norma non si
usa. Da un punto di vista morfologico, come vedete, sarebbe impossibile
abbreviare desinenze del nominativo che sono già brevi, e da un punto di
vista logico, non è ammissibile: la forma breve indica una qualità
TEMPORANEA, passeggera, mentre l'aggettivo di relazione implica una
relazione IMPRESCINDIBILE, visto che allude ad una caratteristica intrinseca
della natura del sostantivo cui si riferisce. In altre parole, "Mario è
malato" consente due forme, quella breve se è malato adesso (ma guarirà),
quella lunga se è sempre malato, se è affetto da un qualche male cronico;
"cuore di cane", invece, non permette che la forma lunga: come può un cuore
di cane cambiare mai natura, essere "di cane" soltanto momentaneamente, per
poi diventare di qualcos'altro?
Spero che la breve trattazione sia chiara, attendo commenti e/o
richieste di approfondimenti.
Saluti,
Nicola
--
Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt
difficilia (Seneca).
[it, en, ru, es, (fr, pt, la, zh, ar)]